SCUTA VETUS (sec. VIII-IV a.C.)
Per l’epoca arcaica le evidenze archeologiche e iconografiche, solo parzialmente aiutano a comprendere quale tipi di armamenti, e nello specifico lo scudo, potessero essere in dotazione ai guerrieri di Roma. Possiamo ovviamente, come già fatto per altre parti dell’equipaggiamento, basarci sui rinvenimenti di popolazioni coeve e sulle fonti.
Fino all’adozione della formazione a falange oplitica (VI sec. a.C), gli scudi dei Romani potrebbero essere stati di forma bilobata (scuta ancilia), probabilmente utilizzati alle origini della storia di Roma, secondo la tradizione; doveva essere costruito in vimini con varie rinforzi interni ed esterni, quali una spinatura verticale, e ricoperto in cuoio o pelle, o semplicemente di bronzo con anima di legno; da non confondere con gli scudi sacri in bronzo, portati in processione dai sacerdoti Salii, che avevano il medesimo nome e forma.
Sacerdoti Salii trasportano gli scudi ancilia. Restituzione grafica di una gemma
conservata presso il Museo Archeologico di Firenze.
Coppia di scudi ancilia bilobati, di bronzo, rinvenuti nella tomba di un sacerdote,
formati da due scudi rotondi raccordati da un elemento circolare fissato con borchie.
Databili al 750-730 a.C. dalla necropoli di “Casale del Fosso” a Veio.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT. Su concessione
della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)
Scudi ancili su una moneta di Antonino Pio
Ripari piatti e rettangolari, in legno, vimini intrecciato o cuoio bollito precedettero l’adozione dello scudo tondo di bronzo, anche se non è chiaro il passaggio dallo scudo tondo (argivi piccoli?) a quello di tipo “sabino” effettuato addirittura all’epoca di Romolo (Plutarco, Vite, Romolo, XXI, 1).
Stando alle fonti, il tondo bronzeo cominciò ad essere utilizzato (perlomeno in misura consistente) nel VI secolo a.C., all’epoca dei primi scontri con gli Etruschi:
“In un primo momento i Romani avevano scudi rettangolari per la guerra, ma poi, quando hanno visto che gli Etruschi avevano scudi di bronzo, li hanno copiati e così hanno vinto gli Etruschi”
(Diodoro Siculo, Bibl. Hist. XXIII, 2), precisazione che riguardava solamente i soldati della I classe della riforma di Servio Tullio (578-535 a.C.), in quanto quelli della seconda e terza classe di censo, non abbandonarono il primitivo scudo, essendo equipaggiati con lo “scudo oblungo” (scutum pro clipeo - Livio, Ab Urbe Condita I, 43) che sicuramente non era di bronzo ma, come abbiamo visto, probabilmente di legno o vimini o cuoio, a cui si affiancava il già ricordato scudo rettangolare, di cuoio bollito con umbone metallico, a sottolineare inequivocabilmente anche una sostanziale differenza di censo tra le varie classi di combattenti; le ultime classi di censo (frombolieri e veliti), erano probabilmente dotate di semplici pelli animali da tenere sul braccio, come suggerito da una pittura vascolare del V secolo a.C.
L’adozione della falange quale schieramento di battaglia, sviluppò dunque l’adozione dello scudo rotondo oplitico di bronzo (scudo argivo o hoplon, ma anche argolico - Dionisio, Antiquitates, IV, 16, e clipeum - Livio, Ab Urbe Condita I, 43) che si presentava di forma rotonda e di ampie dimensioni; formato da listelli di legno che andavano a formare un tondo variabile da cm 50 circa al
metro di diametro, la struttura lignea era rivestita da una lamina di bronzo sottile o anche da cuoio; lo scudo così conformato poteva avere un notevole peso che poteva raggiungere gli 8/10 kg.
All’interno si trovavano una maniglia nei pressi del bordo e una cinghia (o un supporto metallico)
atto a sorreggere lo scudo anche con l’avambraccio; talvolta le impugnature erano integrate (o autonomamente formate) da un’insieme di anelli e corde forse anche per agevolarne il trasporto a spalla.
Particolari della splendida “Situla della Certosa”, databile al VI secolo a.C. che riporta nel registro superiore una teoria di armati in parata, di varia tipologia: cavalieri e soprattutto fanti, armati ed equipaggiati in diversa maniera. Tra questi compaiono scudi ovali oblunghi (con umbone a pelta), scudi rettangolari con angoli arrotondati, scudi rotondi; ma se per questi ultimi è agevole il riconoscimento di scudi oplitici di bronzo, per i primi due (ovali e rettangolari) è avanzata da più parti l’ipotesi che si tratti di scudi di cuoio bollito con carcassa di vimini; notare il bordo di rinforzo e l’umbone sugli esemplari ovali e l’umbone incassato in quelli rettangolari, accorgimenti atti, in entrambi i casi, ad aumentare la resistenza generale dello scudo.
L’interpretazione se trattasi di gruppi di armati appartenenti ad un’unica espressione politica (Etruschi padani) o a varie popolazioni è ancora oggetto di dibattito.
(Cortesia Museo Civico Archeologico Bologna-IT)
In un’altro magnifico reperto bolognese, la “Situla Arnoaldi” (VI secolo a.C.), ritroviamo delle schiere di guerrieri, equipaggiati con lo scudo ovale oblungo; in questo caso la presenza della spinatura centrale di rinforzo, suggerisce che quelli raffigurati siano scudi di legno.
(Cortesia Museo Civico Archeologico Bologna-IT)
Signacolo funerario etrusco di Aule Feluske dalla necropoli di Vetulonia;
il guerriero è equipaggiato con scudo oplitico decorato (600 a.C. circa).
Frammento di statua di guerriero (probabilmente da scena mitologica) dotato di scudo rotondo, in cui è ben evidenziato con precisione uno dei sistemi di maniglie per il fissaggio dello scudo all’avambraccio. Databile al II secolo a.C.
(Cortesia Museo Civico Archeologico Fiesole-IT)
Supporto bronzeo interno di uno scudo oplitico, per sorreggere lo scudo con l’avambraccio, riccamente decorato a sbalzo. Reperto di origine lucana, databile al fine VI-inizio V secolo a.C.
(Cortesia Museo Archeologico Nazionale “D. Adamesteanu” – Potenza-IT. Su concessione del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata)
Veduta interna di uno scudo etrusco che conserva ancora, oltre alla fascia bronzea per
l’inserimento dell’avambraccio, anche parti della carcassa lignea che era ricoperta di cuoio, e gli anelli di alloggiamento delle corde di tenuta.
(Foto©Governatorato SCV – Direzione dei Musei. Tutti i diritti riservati)
Pittura vascolare da un cratere da Vulci, dove è ben evidenziato il sistema di
corde per sostenere lo scudo oplitico.
Tavolette di argilla con raffigurazione di processione di guerrieri
(a piedi, a cavallo e su carri) con scudo tondo;
dal tempio di Piazza d’Armi di Veio. Databile al 590-580 a.C.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT. Su concessione
della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)
Frammenti di scudi oplitici piceni, dalla necropoli di Fabriano; VII-V secolo a.C.
(Cortesia Museo Archeologico Nazionale delle Marche - Ancona-IT Su concessione del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali)
Scudo da Palestrina, necropoli della Colombella; primo quarto del VII secolo a.C.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT. Su concessione
della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)
Frammenti di scudo oplitico di bronzo da Palestrina; 675-650 a.C.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT. Su concessione
della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)
Scudo etrusco oplitico in bronzo.
(Foto©Governatorato SCV – Direzione dei Musei. Tutti i diritti riservati)
Scudo da Vulci, necropoli dell’Osteria; 530-510 a.C.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT. Su concessione
della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)
Statuette di guerrieri armati di scudo oplitico;
dal santuario di Veio, 490-480 a.C.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT Su concessione
della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)
Guerriero con scudo oplitico con all’interno una spada corta.
Dal santuario di Veio, 490-460 a.C.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT. Su concessione
della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)
Particolari dell’olpe Chigi, vaso di produzione corinzia databile al 640 a.C.,
rinvenuta in una tomba etrusca a Monte Aguzzo (Formello) che riporta schieramenti
falangitici con una magnifica restituzione degli scudi policromi.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT. Su concessione
della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)
Interessante tipologia di umbone di bronzo, da ascrivere ai primi scudi lignei dotati di questa protezione, adottati dalle popolazioni italiche; notare le flange e i ribattini per il fissaggio ancora
presenti. Dal medesimo contesto anche la maniglia dello scudo che si trovava
dietro l’umbone stesso.
Da Gualdo Tadino, necropoli di Malpasso, prima metà del IV secolo a.C.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT. Su concessione
della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)