CINGULI et BALTEI
Il cinturone e i suoi accessori e decorazioni, hanno sempre rappresentato una elemento di riconoscimento per guerrieri e soldati fin dall’antichità. Pur cambiando forme, gusti e mode, questa parte dell’armamentario (appositamente non considerato come capo di abbigliamento) ha sempre individuato il milite, anche quando non nell’esercizio delle sue funzioni.
A sinistra particolare della stele funebre di Annaius Daverzus della Cohors IIII Delmatarum, dove si individuano chiaramente i cinturoni e le decorazioni degli stessi; ai fianchi il gladio e il pugio (Bad Kreuznach-Germania). A destra stele di un soldato, databile al IV secolo d.C. (Beljnjača in Šid-Serbia)
Resti di due cinguli con fibbie, placche, pendagli a lunula e gli elementi circolari per la sospensione del pugio. Il reperto fa parte di un rinvenimento comprendente anche pugio, gladio, sacca con dolabra e altri attrezzi, il tutto appartenuto ad un marinaio probabilmente appartenente alla flotta di Miseno e impegnato nelle operazioni di soccorso della popolazione di Ercolano durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.; lo scheletro del soldato e i relativi reperti, sono stati rinvenuti nei pressi di un’imbarcazione nell’antico porto di Ercolano, insieme ad altri scheletri di persone morte mentre attendevano di essere imbarcate.
(Per l'equipaggiamento del classario di Ercolano vedi in Armamentarium Navalis)
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