SCUTA REI PUBLICAE (IV-I sec. a.C.)
Con l’adozione dello schieramento manipolare (a scapito di quello falangitico) adottato in maniera graduale nel IV secolo a.C., cambiarono necessariamente le esigenze protettive date dallo scudo (scutum); dallo scudo tondo si passò dunque totalmente allo scudo ovale e ovale con lati dritti; questo era già usato secondo le fonti, da Sanniti (Ineditum Vaticanum) e Sabini (Plutarco, Vite, Romolo, XXI, 1) e sicuramente anche dagli eserciti romani, almeno per le seconde e terze linee dello schieramento falangitico (Dionisio, Antiquitates, IV, 16 e Livio, Ab Urbe Condita I, 43). Stando alle fonti e alle relative interpretazioni, non è da escludere che lo scudo ovale oblungo, in parte adottato dai Romani nel VI sec. a.C. per le seconde linee, non fosse più stato utilizzato fino al IV sec. a.C., almeno stando alla stessa fonte citata poc’anzi:
“lo scudo sannitico oblungo non faceva parte del nostro equipaggiamento nazionale [romano], né avevamo ancora i giavellotti, ma si combatteva con scudi rotondi e lance. [...] Ma quando
ci siamo trovati in guerra con i Sanniti, ci siamo armati come loro con gli scudi oblunghi e i giavellotti e copiando le armi nemiche siamo diventati padroni di tutti quelli che avevano una così alta opinione di se stessi” (Ineditum Vaticanum).
Gli scudi ovali o rettangolari con lati corti rotondi (a cui lentamente si affianca anche lo scudo rettangolare a tegola), caratterizzeranno tutta la storia militare romana durante la repubblica e oltre. Polibio (Historiae, VI, 23), chiama lo scudo ovale thyreos e ce ne tramanda una dettagliata descrizione, precisando che hastati, princieps e triarii, erano dotati di scudo in legno alto 4 piedi e largo 2 piedi e mezzo (mt 1,20 circa per cm 75) e pesava alcuni chili; leggermente convesso (in corrispondenza dell’umbone, un palmo, cm 7,4) era formato da due tavole lignee unite con colla bovina e ricoperte da stoffa di lino ed esternamente da una pelle bovina; le parti superiore ed inferiore erano rinforzate da una lamina di metallo (o da un bordo di cuoio) che serviva per proteggere lo scudo dai fendenti dall’alto, piuttosto che dall’appoggio sul terreno. Lo scudo era inoltre rinforzato esternamente da una parte centrale in legno (spina) lungo tutta la lunghezza e all’interno presentava un foro centrale, in corrispondenza dell’umbone (umbo) in metallo o della parte centrale della spina, a protezione della mano, e dove trovava posizionamento la maniglia orizzontale; all’interno lo scudo poteva anche essere rinforzato da una struttura metallica; in alternativa alla spina centrale di rinforzo, poteva anche trovarsi un semplice ciocco di legno ovale indipendentemente o meno dalla presenza dell'umbone.
Alla descrizione di Polibio, possono ovviamente configurarsi numerose varianti, quali le dimensioni, la tipologia costruttiva con due piuttosto che tre strati di legno, la presenza o meno di un umbone metallico (tondo con flange di ancoraggio alla carcassa lignea, di diversa dimensione e forma), la copertura che poteva essere anche di stoffa anziché di pelle, i bordi rinforzati di cuoio anziché di metallo. Dallo scudo ovale, gradatamente ma già in periodo repubblicano, cominciarono a comparire scudi sempre più vicini alla forma rettangolare.
Questo per quanto riguarda il legionario propriamente detto; reparti di cavalleria utilizzavano altri tipo di scudi, quali l’esagonale e l’ovale piatto (di dimensioni ridotte, tipico delle cavallerie ausiliarie galliche, rinforzati da spinatura centrale), e il tondo concavo (parma o parma equestris) che Polibio (Historiae, VI, 25) ci dice essere in pelle di bue: scudo che forniva scarsa protezione ed era soggetto a rovinarsi con la pioggia, e che venne sostituito da esemplari in legno, cuoio e metallo.
Lo scudo rotondo veniva utilizzato anche da centurioni e sottufficiali (signiferi, cornicinen, etc.) e dalla fanteria leggera (velites).
Gli scudi, perlomeno dal II secolo a.C. erano decorati (Frontino, Strategemata, IV, 1) a volte in maniera personalizzata, anche con parti in metallo applicate.
Per il trasporto dello scudo venivano usate delle cinghie a spalla (Polibio, Historiae XVIII), probabilmente a formare un tutt’uno con la fodera (tegimen) in cuoio, impermeabilizzata con grasso, che proteggeva lo scudo dalle intemperie e da cui lo scudo veniva sfilato prima della battaglia (quando ve ne era il tempo; Cesare, De Bello Gallico, II, 21).
Particolari degli affreschi del cosiddetto Sepolcro Arieti dell'Esquilino (Roma), che ritrae dei combattenti dotati di scudo ovale; per quanto le pitture non siano di qualità eccelsa, ci danno utili indicazioni sugli scudi stessi: infatti quello di destra parrebbe privo della spina centrale lunga.
La datazione del sepolcro (controversa) è tra il III e il I secolo a.C. e ne è stata ipotizzata l'attribuzione ad Aulo Atilio Calatino, console nel 258 a.C.
(Cortesia Civici Musei Capitolini - Centrale Montemartini- Roma-IT)
Restituzione grafica di un lingotto di bronzo premonetale (c.d. aes signatum), databile -in maniera controversa- al 280-250 a.C. che rappresenta la parte esterna di uno scudo ovale con spina centrale lignea e la parte interna (quadripartita, ma la cui interpretazione è fonte di discussione).
Nella foto la faccia del lingotto che riporta lo scudo con spina centrale.
(© The Trustees of The British Museum)
Retro di un denario repubblicano in argento, datato al 103 a.C. (magistrato monetario Q. Minucius Thermus); due guerrieri si affrontano e quello di sinistra -romano- è equipaggiato con uno scudo ovale quadripartito, con decorazioni ai quattro angoli.
Scudo considerato di probabile epoca repubblicana, ritrovato nella località di El Fayum in Egitto.
L'altezza é di cm 128, mentre la larghezza è di cm 64; peso 10 kg. Dotato di una certa curvatura, è costituito da 3 strati di legno di betulla incollati l'uno sull'altro. Lo strato centrale è costituito da una decina di strisce di legno, larghe da 6 a 10 cm, disposte verticalmente ed affiancate tra loro, chiuse in due strati di strisce più sottili disposte in senso orizzontale. Lo spessore complessivo del legno è di poco meno di cm 1 sul bordo, e di cm 1,2 al centro. Entrambe le facce dello scudo erano coperte da uno strato di feltro (impossibile sapere se decorato o meno), che si ripiegava attorno al bordo (zona quindi in cui i due strati, quello anteriore e quello posteriore, si sovrapponevano), e qui erano cuciti sul legno. La spina di rinforzo è in legno (assicurata allo scudo tramite chiodatura), come in legno è anche l’umbone cavo, dov’è ricavato l'alloggiamento per l'impugnatura orizzontale.
(Dal libro Arms and armour of the Roman soldiers di Raffaele D’Amato – Cortesia dell’Autore)
Umbone di ferro con alloggiamento per la spinatura centrale.
Rinvenuto a Mainz (Germania) e databile al I secolo a.C.
(Cortesia www.romanhideout.com)
Umbone romano in ferro, con elementi di fissaggio allo scudo, a coda di rondine;
altezza cm 24,50, larghezza cm 17, databile a cavallo tra II e I sec. a.C.
Spesso considerato un elemento iberico o celta, dato il contesto di rinvenimento (La Caridad, Caminreal - Spagna) è da considerarsi un elemento di armamento romano.
(Museo Provinciale di Teruel - Teruel-ES - Cortesia http://ceres.mcu.es)
Altro umbone da medesimo contesto archeologico del precedente (La Caridad, Caminreal - Spagna).
Dimensioni: larghezza cm 24, altezza cm 17,10; le ali laterali sono a curvatura e conservano alcuni chiodi del fissaggio alla struttura lignea (originariamente tre per lato: il chiodo posizionato centralmente non è pertinente all'umbone).
(Museo Provinciale di Teruel - Teruel-E)
Fibula di bronzo e smalto blu a forma di scudo, databile al I secolo d.C.; dalla tipologia, potrebbe essere riconosciuta come la riproduzione di uno scudo da cavalleria ausiliaria gallica.
(Collezione privata)
Alla pochezza delle evidenze archeologiche relativa agli scudi, sopperisce in parte una significativa produzione epigrafica, in alcuni casi puntuale e precisa, di cui riportiamo di seguito alcuni esempi.
Rilievo lapideo (altezza cm 95) comunemente datato al III secolo a.C., raffigurante un guerriero con ampio scudo ovale a spinatura centrale oblunga. Notare anche la lancia e l’elmo di tipologia Montefortino.
(Cortesia Museo Civico Archeologico di Rosignano Marittimo-IT)
Rilievo con soldati databile al I secolo a.C. rinvenuto a Estepa nei pressi di Siviglia (Spagna).
Notare oltre alla spinatura e agli umboni, la bordatura di rinforzo e la forma quasi rettangolare
dello scudo di sinistra.
(Museo Arqueologico Provincial - Sevilla-E -
Dal volume “Hispania Romana”-Casa Editrice Electa)
Soldati repubblicani con scudi ovali e ovali con lati dritti, con spinatura centrale. Dall’ara di Domitius Ahenobarbus, circa 100 a.C.
(Musée du Louvre -Paris-F - Cortesia www.romanarmy.com)
Magnifico rilievo lapideo (cm 160 x 74) che raffigura due soldati (generali?) impegnati in combattimento, assistiti da due inservienti. Entrambi i contendenti portano uno scudo rettangolare, forse leggermente curvo, con bordo di rinforzo. Databile al I secolo a.C., forse riferibile ad un episodio della guerra sociale.
(Cortesia e concessione Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo-Chieti-IT)
Particolare del sepolcro di Cartilio Poplicola, eretto a Ostia tra il 25-20 a.C.
La scena presa in considerazione, raffigura dei soldati su una spiaggia dotati di scudo ovale,
mentre il soldato sulla nave è dotato di scudo rettangolare a tegola.
Copia di epoca imperiale del rilievo lapideo repubblicano di Marco Curzio; il cavaliere è equipaggiato con uno scudo rotondo, probabilmente di cuoio con umbone metallico incassato, la medesima tipologia citata da Polibio (Historiae, VI, 25), che lo dice simile al popanum (che era un dolce di forma rotonda).
(Cortesia Musei Capitolini-Roma-IT)
Rilievo lapideo da Palestrina, databile alla seconda metà del I secolo a.C.,
raffigurante una nave con degli armati dotati di scudi ovali decorati.
(Foto©Governatorato SCV – Direzione dei Musei. Tutti i diritti riservati)
Rilievo lapideo, raffigurante due scudi rettangolari a tegola, databile al I secolo a.C.
(Cortesia Musei Civici di Reggio Emilia–IT)