HISTORIA MILITARIS ROMAE    

SCUTA

Le tipologie di scudi romani, evolutisi nei dodici secoli della sua storia, furono lo specchio più completo dell’evoluzione delle tecniche di combattimento, e della capacità di Roma di copiare e trarre il meglio dagli equipaggiamenti dei popoli con cui veniva in contatto. A partire dagli scudi arcaici oblunghi o bilobati, di legno o vimini, i Romani adattarono presto (VI sec. a.C.) i grandi scudi tondi (argivi o clipei) ricoperti di bronzo degli eserciti Etruschi con il conseguente passaggio allo schieramento di battaglia della falange oplitica. Successivamente, con il passaggio allo schieramento di battaglia manipolare, agli scudi tondi si sostituirono gli scudi ovali mutuati dai Sanniti (IV sec. a.C.). I grandi scudi ovali (scutum, scuta) con spina centrale di rinforzo segnarono tutta la storia repubblicana di Roma, a cui si affiancarono dal I sec. a.C. i primi scudi rettangolari a tegola con umbone metallico.

Diverso il discorso per la i reparti ausiliari di cavalleria, dotati essenzialmente di scudi esagonali, od ovali piatti (con spinatura centrale di rinforzo), o rotondi, o ancora per determinate categorie quali ad esempio centurioni e signiferi che sovente adottavano lo scudo tondo convesso (il parma o parma equestris), i pretoriani con lo scudo ovale, e i reparti leggeri quali velites e frombolieri con piccoli scudi tondi.

Lo scutum d'ordinanza dei legionari (indipendentemente dalla forma rettangolare convessa, rettangolare con angoli tondi o con lati corti tondeggianti, ovoidale convessa, ovoidale convessa con punte troncate) era costruito in doppio o triplo strato incrociato di listelli lignei, incollati con colla di bue e rivestiti integralmente di lana o lino e infine di cuoio. Spesso le parti superiori ed inferiori dello scudo erano rinforzate da bordi di cuoio o più raramente di metallo: contro i colpi di spada la parte superiore, e per proteggerlo dai danni provocati dal terreno su cui poggiava, la parte inferiore.

 

Per quanto riguarda i legni da utilizzare per la costruzione dello scudo, Plinio (Historia Naturalis XVI, 209) indica salice, vite, tiglio, betulla, sambuco, pioppo; tutti legni tendenzialmente non soggetti al propagarsi dei tagli e delle lesioni, mentre per gli addestramenti veniva utilizzato uno scudo in vimini intrecciato.

Gli scudi spesso decorati con vari emblemi (in alcuni casi l’unica discriminante per distinguere un reparto da un altro), potevano essere ricoperti da una fodera in stoffa o pelle (tegimen) impermeabilizzata con grasso, finalizzata alla protezione dall'acqua durante le lunghe marce, e che veniva rimossa in battaglia.
In epoca tardo imperiale, a causa delle mutate tecniche di combattimento della fanteria, gli scudi torneranno ad essere costruiti (nella maggior parte dei casi) in forma ovale e rotonda, piatta o leggermente convessa.

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Soldati in formazione; da un rilievo lapideo da Glanum (St. Remy de Provence-F) -
Musée gallo-romain de Fourvière-Lyon - F

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