PILA (IV secolo a.C.-V secolo d.C.)
Arma prettamente da lancio il giavellotto (pilum-pila) ha un'origine piuttosto incerta, dato il contrasto delle fonti: alcuni autori antichi ne attribuiscono la paternità ai Sanniti (Ineditum Vaticanum), altri ai Sabini (Virgilio). Le evidenze archeologiche non aiutano a chiarire questo aspetto, essendo presente, questo tipo di arma, anche in rinvenimenti archeologici etruschi.
Il giavellotto è un'arma composta da un'asta lignea e da un'asta di metallo, che presumibilmente aveva una lunghezza totale tra i 150 e i 190 centimetri; si divide essenzialmente in due tipologie: la prima, più arcaica, che viene definita leggera, con innesto detto a cono, a "cannone" o a manicotto, dove l'asta di legno si inseriva nell'imboccatura conica terminale della parte metallica (come nelle lance); la seconda, più particolare, e che viene definita pesante, prevedeva la parte terminale metallica a forma piatta, atta ad innestarsi in una apposita scanalatura del legno.
Questa sommaria classificazione è la medesima tramandataci da Polibio, che dettagliatamente ci informa che, in epoca arcaica i pila in dotazione alla fanteria legionaria (hastati e princeps) erano di due tipi, leggero e pesante: quest'ultimo in particolare prevedeva una lunga asta di legno (cm 133 – 3 cubiti) che si allargava a piramide; qui veniva pratica la fessura dove si innestava la parte metallica terminale piatta, fissata con chiodi o ribattini.
Il pilum con l'innesto nell'asta di legno, prevedeva a completamento, un raccordo metallico a forma trapezoidale. Sulla lunghezza della parte metallica (dalla punta al codolo di innesto), le evidenze archeologiche ci hanno restituito per i pila leggeri o con innesto a cono, parti metalliche che variano dai cm 15 ai cm 94, e per i pila pesanti o con innesto a codolo piatto genericamente da cm 26 a cm 73 (e raramente fin oltre il metro); Polibio (sicuramente esagerando) ci indica una lunghezza medesima a quella dell'asta di legno.
Sull'utilizzo tattico dei pila, molto si è discusso e scritto, e le teorie a tal riguardo si basano sia sulle fonti, che su sperimentazioni svolte negli ultimi anni. Tenendo per buona la sommaria classificazione di pilum leggero a cono e pilum pesante ad innesto, proviamo a riassumere i possibili utilizzi specifici.
Scopo principale dei pila era lo scompaginare le file dei nemici; questo si poteva facilmente ottenere con un lancio simultaneo di numerosi giavellotti: le salve di armi che cadeva sulla formazione nemica (già di per se poco protetta) avrebbe lasciato quest'ultima impegnata a proteggersi con gli scudi, scudi che molto spesso erano stati trafitti dai pila ferendo i combattenti che cercavano di ripararsi dietro di essi. Ulteriori salve di giavellotti, in rapida cadenza, avrebbero poi scompaginato sempre più le file nemiche, a cui seguiva immediatamente il contatto corpo a corpo. Illuminante a tal proposito un passo di Appiano di Alessandria che descrive uno scontro (358 a.C.) tra Galli Boi e i legionari agli ordini di Gaio Sulpicio Petico; quest'ultimo "utilizzò il seguente stratagemma. Comandò ai soldati delle prime linee di lanciare i giavellotti ed accovacciarsi, e fece lo stesso con quelli della seconda, terza e quarta, ciascuno doveva lanciare il proprio giavellotto ed accovacciarsi, in modo da non essere colpito da quelli provenienti dalle linee più arretrate. Poi, quando anche l'ultima linea ebbe lanciato, tutti i legionari si lanciarono verso il nemico con un urlo, ingaggiandolo nel corpo a corpo. La pioggia di armi da getto, seguita da una carica immediata, gettò i nemici in confusione...i Romani li chiamano pila, a quattro facce, una parte in legno quadrangolare e l'altra parte di ferro dolce fuorché la punta" (Appiano di Alessandria IV, 1).
Ma il pilum non aveva solo questa limitata funzione: una della caratteristiche del pilum era infatti il suo piegamento o rottura nell'impatto, tale appunto da rendere inutilizzabile lo scudo nemico. A tal proposito due passi tramandatici dalle fonti: "...incastrano la parte di ferro del pilum fino a metà dell'asta [di legno] stessa, fissandolo poi con numerosi ribattini, la congiunzione risulta così ferma e la sua funzionalità è assicurata, che usandolo, prima che si allenti l'incastro, si spezza il ferro, malgrado nel punto di congiunzione con l'asta di legno abbia una grandezza di un dito e mezzo. Tale e tanta è la cura con cui i Romani mettono insieme i due pezzi" (Polibio, Storie, VI, 23, 11). E ancora "I Romani, lanciando dall'alto i giavellotti, riuscirono facilmente a rompere la formazione nemica e quando l'ebbero scompigliata si gettarono impetuosamente con le spade in pugno contro i Galli; questi erano molto impacciati nel combattimento, perché molti dei loro scudi erano stati trafitti dal lancio dei giavellotti e, essendosi i ferri piegati, non riuscivano a svellerli, cosicché non potevano combattere agevolmente con la sinistra impedita; molti allora, dopo aver a lungo scosso il braccio, preferivano buttare via lo scudo e combattere a corpo scoperto" (Cesare, De Bello Gallico, I, 25).
Piegamento e rottura del ferro (dolce), ma non solo; altro ingegnoso accorgimento per rendere inutilizzabile lo scudo nemico colpito e perforato, ma anche per rendere assolutamente inutilizzabile il pilum (eventualmente estratto dal nemico dal proprio scudo) fu escogitato dal Console Gaio Mario (Plutarco, Marius, 25, 2): uno dei due ribattini di tenuta tra codolo e legno, venne sostituito da uno in legno tenero; all'impatto questo si spezzava e, il sopravvissuto ribattino metallico, non consentiva alle due parti di separarsi, rendendo così disagevole da parte del nemico estrarre il pilum dagli scudi colpiti, e ancor di più rilanciarlo al mittente; non è chiaro se questo accorgimento ebbe largo seguito o meno: ancora Cesare (De Bello Gallico, II, 27) ricorda che durante la battaglia della Sambre (Sabis), i Nervii che potevano raccogliere i pila, li rigettavano contro i legionari.
Dalle fonti dunque apprendiamo la peculiarità del giavellotto pesante come arma atta oltre che a ferire e ad uccidere, anche ad essere impedimento per i nemici. Ovviamente non tutti gli studiosi sono d'accordo e le moderne sperimentazioni smentirebbero le fonti, o perlomeno renderebbero questa peculiarità non principale.
Probabilmente la verità come spesso accade sta nel mezzo, influenzata da infinite variabili temporali, tattiche e opportunistiche, durante i circa 7 secoli di utilizzo del pilum.
Un'altra variante fu quella che vide l'aggiunta al pilum pesante, di una sfera (metallica?), probabilmente per aumentarne la capacità di penetrazione, appesantendo ulteriormente l'arma; di questo accorgimento non ci sono giunti reperti, ma solo rappresentazioni lapidee.
Successivamente, la rarefazione dell'uso del pilum da parte della fanteria legionaria (intorno alla fine del III secolo d.C.), portò ad un utilizzo delle lance da parte sia dei legionari che degli ausiliari, ma anche all'adozione di giavellotti leggeri detti verutae e spiculum.
Innesto a cono di giavellotto di bronzo decorato, che presenta ancora parte dell'asta di legno.
Da Satricum, VII secolo a.C.
(Cortesia Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia - Roma-IT.
Su concessione della Soprintendenza per Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale)
Giavellotto databile al IV secolo a.C., di produzione volceiana.
(Cortesia Museo Archeologico Nazionale M. Gigante di Volcei - Buccino-IT)
Pilum rinvenuto a Tesero (TN); asta a sezione circolare, con cuspide a sezione quadrangolare peduncolata; l'innesto a cono per l'asta lignea misura cm 2 di diametro, e presenta all'interno tracce dell'asta (hastile); reperto lungo cm 77,50.
(Cortesia Museo della Magnifica Comunità di Fiemme – Cavalese-IT)
Restituzione grafica di pila rinvenuti a Numantia (Spagna), campo legionario nel 134-133 a.C.,
di misura rispettivamente di cm 27,5 e cm 37.
Pila a cannone di misura, rispettivamente, di cm 25, cm 24,5, cm 31.
Pila lunghi circa cm 50.
Pilum a innesto lungo cm 68.
(Cortesia Römisch-Germanisches Zentralmuseum - Mainz-D - https://web.rgzm.de)
Eccezionale collezione di pila di varie tipologie, rinvenuti presso Šmihel (Slovenia) e databili alla metà del II secolo a.C., durante la penetrazione romana in Dalmatia nel territorio che diventerà in seguito la Pannonia.
(Cortesia Narodni Muzej Slovenije - Ljubljana-SLO)
Dal medesimo contesto e datazione dei precedenti (II secolo a.C.), questi pila con
alloggiamento ad occhiello a 3/4 dell'asta, probabilmente da considerarsi dei pila incendiari.
(Cortesia Narodni Muzej Slovenije - Ljubljana-SLO)
Parte iniziale di tre lunghi esemplari di pila databili tra il 30 a.C. e il 30 d.C.
(Cortesia Narodni Muzej Slovenije - Ljubljana-SLO)
Tre esemplari di pila a sezione quadrangolare, databili al primo quarto del I secolo d.C.
Il primo in alto, misura cm 102 di lunghezza e presenta ancora l'elemento piramidale di raccordo, un rivetto e tracce dell'asta di legno. Anche gli altri due, lunghi rispettivamente cm 81 e 57,5, presentano gli elementi di raccordo.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Restituzione grafica dei pila di Oberaden, rinvenuti nell'accampamento romano abbandonato nel 9 d.C., e purtroppo andati distrutti durante la 2° guerra mondiale.
(Dal libro Roman Military Equipment di M.C. Bishop e J.C.N. Coulston – 2006)
Punte di pila di ferro con innesto a cannone, lunghe rispettivamente cm 15,7 – 12,2 - 12,
provenienti da (Ulpia Traiana) Sarmizegetusa (Romania).
(Muzeul Civilizatiei Dacice si Romane – Deva-RO - Dal volume "Traiano-Ai confini dell'Impero"-
Casa Editrice Electa)
Pilum con innesto a cannone da Emona ((Ljubljana-Slovenia).
(Cortesia Mestni Muzej Ljubljana-SLO)
Pila databili al I-II secolo d.C.: lunghezza cm 70,5 il primo e cm 71,5 il secondo.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Pilum databile al I-II secolo d.C. con cuspide a lancia. Lunghezza del reperto cm 61.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Lunghi pila (cm 86 il primo e cm 88 il secondo) con innesto a cannone;
il primo presenta la cuspide a lancia, il secondo a diamante. Databili al I-III secolo d.C.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Pilum che presenta una caratteristica interessante: vicino a fori per il fissaggio alla struttura lignea,
compare un marchio, probabilmente quello del fabbricante. Rinvenuto nel fiume Sava in Croazia; lunghezza del reperto cm 101,50.
(Cortesia e collezione Donald Josipovic - Nova Gradiška-HR)
Pilum databile al I-III secolo d.C.; lunghezza cm 46.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Pilum lungo cm 61, databile al I-III secolo, con innesto piatto per l'inserimento nella
scanalatura dell'asta lignea. Notare i due fori per i ribattini.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Pilum databile al II-III secolo d.C. dotato punte supplementari ad arpione,
atte ad impedire lo sfilamento dal bersaglio colpito; lunghezza cm 41,5.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Reperto di parte metallica di pilum estremamente lungo: cm 96; databile al I-IV secolo d.C.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Pilum di cm 52,7 di lunghezza totale, di cui 8,5 dati dalla parte piatta di inserimento nel legno; databile al I-II secolo d.C.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Pilum di lunghezza totale di cm 76,6, di cui 16,5 della parte piramidale (interno cm 3) per l'inserimento del bastone di legno; I-II secolo d.C.
(Cortesia Hermann Historica, International Auctioneers – Munich-D)
Pilum a cannone dal fiume Sava in Croazia, che presenta una struttura a "scalini" tra lo stelo e la cuspide. Lunghezza del reperto cm 58,5.
(Cortesia e collezione Donald Josipovic - Nova Gradiška-HR)
Pilum da Sanzeno (Trento), con cuspide a quattro piccolo arpioni, databile al I sec. a.C.
(Cortesia Tiroler Landesmuseen - Innsbruck-A)
Veduta d'insieme e particolari di innesto e punta per questo pilum databile al I sec. d.C.
(Cortesia Museum der Stadt - Worms-D)
L'esemplare lungo cm 80,40 di costruzione estremamente massiccia,
rinvenuto presso il tempio di Giove Poenio (Iovi Poenino) in Alpis Poenina (Passo del Gran San Bernardo), probabilmente lasciato come ex-voto da un soldato di ritorno in Italia.
(Cortesia Musée de l'Hospice du Grand-Saint-Bernard–CH)
Tre pila "leggeri" con gli elementi trapezoidali di raccordo tra metallo e legno.
(Cortesia Vindonissa Museum - Brugg-CH)
Reperto della parte superiore dell'asta di legno di un pilum leggero, che presenta ancora
la parte terminale metallica piatta innestata, e dei curiosi ribattini di bloccaggio a forma di croce.
Databile al 9 d.C.
(Cortesia Museum und Park Kalkriese - Kalkriese-Bramsche-D)
Esemplari di pila leggeri che presentano ancora gli elementi di raccordo per l'asta e i ribattini di bloccaggio.
(Cortesia Westfälisches Römermuseum - Haltern – D)
Elementi trapezoidali di raccordo.
(Cortesia Westfälisches Römermuseum - Haltern – D)
Due pila dal sito archeologico di Harzhorn (Bassa Sassonia - Germania)
luogo di una battaglia databile al 235 d.C.
(Cortesia www.roemerschlachtamharzhorn.de)
Giavellotti con punta ad arpione dal forte romano di Martinj Hrib (Slovenia)
e databili al 370-380 d.C.
(Cortesia Narodni Muzej Slovenije - Ljubljana-SLO)
Particolare del grande rilievo lapideo detto "della Cancelleria" che raffigura
dei soldati della guardia pretoriana, tra cui si individua un pilum dotato di una sfera (metallica?) forse atta ad aumentare la forza di penetrazione; la sfera è decorata con un'aquila imperiale.
Databile al I secolo d.C.
(Foto©Governatorato SCV – Direzione dei Musei. Tutti i diritti riservati)
Alla base del pilum, come nelle altre tipologie di lance vi erano le cosiddette "scarpe della lancia" (anche ferrula o battisasso), punte di ferro fissate all'asta lignea della lancia tramite un beccuccio;
lo scopo era una maggior facilità nel piantare il giavellotto nel terreno quando necessario.
(Cortesia Vindonissa Museum - Brugg-CH)